Nuova Zelanda – Vanuatu: Parte 1

 

Data: 15 Giugno 2019

Posizione attuale: 24°14,138 S; 171°52,455 E
Vento S 5kt
Velocità 6,0 Kt
Navigazione vela e motore
Cielo parzialmente nuvoloso, temperatura dell’aria 23°, temperatura del mare 21,8°
265nm to go, destinazione isola di Anatom – Vanuatu.

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Dopo tanta attesa abbiamo finalmente una finestra meteo favorevole per il 10 di Giugno. Il giorno prima lasciamo il Marina di Town Basin di Whangarei, dove abbiamo passato l’estate australe, e ce ne andiamo a Marsden Cove, Port of Entry ufficiale, per effettuare le pratiche di uscita di immigrazione e dogana dalla Nuova Zelanda. Nonostante abbiamo tanta voglia di partire e di tornare ai tropici, non nascondiamo di provare una certa malinconia nel lasciare la terra dei Kiwi. Abbiamo trovato un gran paese, ospitalità top, cantieri e professionalità di livello, vita tranquilla e costi abbastanza contenuti rispetto all’Europa. Ma soprattutto educazione civica, rispetto delle cose comuni, pulizia, efficienza della pubblica amministrazione e sua vera digitalizzazione. Insomma, ci siamo trovati davvero bene e capiamo chi desidera venire a vivere in un posto così.
 
Torneremo la prossima estate australe, al momento però, bisogna sfruttare le condizioni meteo favorevoli, pena aspettare magari altri 15 giorni o beccare una partenza di quelle che da queste parti definiscono “sporty”, cioè tipo dopo 5 mesi fermi immobili nel fiume Hatea di Whangarei vieni scaraventato in mezzo a venti da burrasca.
Tutti i modelli previsionali ci dicono che ci aspettano un paio di giorni di venti deboli variabili, quindi attraverseremo un piccolo e debole fronte una “trough” che delimita una zona di alta pressione in espansione dall’Australia con venti freschi da SW.
 
Il 9 Giugno ci ormeggiamo al marina di Marsden Cove, luogo super tranquillo e lussuoso, anche se immerso nel nulla a confronto con Town Basin. Diciamolo sotto voce, 30 dollari neozelandesi al giorno (17 euro). Prepariamo le ultime cose prima della traversata. Ci cuciniamo una serie di piatti in modo da averli pronti durante la traversata, specialmente per quei giorni più movimentati che sappiamo ci attendono. Abbiamo acquistato una zucca dalle dimensioni inquietanti e da quella ricaviamo vellutata e zuppa per un esercito. Prepariamo del riso basmati e diversi petti di pollo saltati in padella.
 

Giorno 1 – 10 Giugno

E’ lunedì mattina, eccoci di nuovo davanti a Bruce, lo stesso ufficiale della dogana che ci ha accolto lo scorso Dicembre. Si ricorda di noi e della conversazione avuta al nostro arrivo e con la stessa gentilezza in 10 minuti facciamo le pratiche di uscita e ci diamo appuntamento per il prossimo Novembre.
 
Molliamo gli ormeggi e ci dirigiamo lentamente fuori dal marina, verso l’Oceano. La costa Neozelandese scorre alla nostra sinistra, salutiamo i Kiwi con un qualche luccicone negli occhi.
 
La mattinata è di quelle che proprio non invogliano non solo ad andare in giro in barca, ma anche ad alzarsi da sotto le coperte: cielo grigio e nuvoloso, freddo, pioggerellina. E vabbè, d’altronde qui fra pochi giorni sarà ufficialmente inverno.
 
Il vento, come da previsioni, è debolissimo ci apprestiamo a smotorare per almeno 200 miglia.
La sera iniziamo i collegamenti radio SSB di rito, ne abbiamo da seguire tre al mattino e due la sera. Così stasera ci ripresentiamo al SOPAC Net (South Pacific Network) che non sentivamo dallo scorso Dicembre, una rete di navigatori di diverse nazionalità che si autogestisce e crea di fatto un rete larga quanto il sud pacifico dalla Polinesia Francese all?Australia. Subito dopo abbiamo il collegamento con la rete Italiana, una rete molto più piccola di navigatori Italiani nel sud pacifico, sentiamo così Marina e Diego su Meccetroy che ci stanno aspettando alle Vanuatu, Raffaella e Giovanni su Obiwan sperduti per le Fiji, Anna e Paolo di Zoomax in navigazione fra gli atolli delle Tuamotu in Polinesia Francese e Aldo in navigazione verso la Papua Nuova Guinea. Le reti radio sono uno strumento importante e potente. Consentono di tenere traccia di tutte le barche in navigazione in una delle zone più remote del pianeta, di gestire eventuali soccorsi o problemi spesso attivando la macchina dei soccorsi in un tempo più veloce.
Issiamo la randa per farci aiutare un pochino. La giornata trascorre tranquilla senza eventi di rilievo. Usciamo in pozzetto di rado per il freddo e teniamo tutto sotto controllo da sottocoperta. Ci scaldiamo la prima porzione di zuppa di zucca, bella calda, va giù che è un piacere. Durante la notte ce ne stiamo rintanati nelle cuccette e controlliamo all’esterno ogni ora circa.
Ogni tanto un colpetto di riscaldamento ci sta bene.
 

Giorno 2 – 11 Giugno

L’11 Giugno è uguale al 10. Cielo grigio, nuvole, piovaschi e venti deboli. Temperatura esterna al mattino presto 10 gradi. Lasciamo indietro Capo Reinga, il capo più a nord della Nuova Zelanda, tenendoci ad una buona distanza onde evitare la maretta di correnti imprevedibili che solitamente stazionano in quell’area.
 
Dopo i collegamenti SSB già fatti la sera, che si ripetono anche la mattina, sentiamo anche Gulf Harbour Radio, una stazione di terra gestita da una coppia di navigatori e radioamatori Neo Zelandesi, Patricia e David, che ogni mattina, con grande pazienza e dedizione alle 7.15 ora locale, raccontano le news del mondo in breve seguite da una precisa analisi meteorologica per la zona tra la Nuova Zelanda e gli arcipelaghi di Tonga, Fiji, Vanuatu e Nuova Caledonia. David con la sua profonda e decennale conoscenza della meteo aiuta chiunque durante le traversate sempre difficili tra la Nuova Zelanda e gli arcipelaghi. GRAZIE siete dei grandi!
 
Dopo 5 mesi fermi, ci vuole un po’ di tempo per riprendere il ritmo a bordo e specialmente per riprendere tutti quegli automatismi e quelle azioni che si effettuano inconsapevolmente durante una lunga navigazione.
Dimentichiamo di fissare bene alcune cose che puntualmente poi fluttuano nell’aere delle cabine e del salone, dimentichiamo di aprire una valvolina del circuito di Dissy (il dissalatore) che non mettiamo in funzione sempre da circa 5 mesi, fatta eccezione per i periodici risciacqui (che però non sfruttano quella valvolina). Dopo 5 minuti di funzionamento, esplode una fascetta per la troppa pressione e meno male che ce ne accorgiamo subito prima di riversare ettolitri di acqua in sentina… eevaaabee è acqua dolce!
 
Avvistiamo un volatile che inizialmente scambiamo per un gabbiano reale. Ben presto ci rendiamo conto che è troppo gigantesco per essere un gabbiano (a meno che non si sia sottoposto a strani e oscuri regimi dietetici), la sua apertura alare è impressionante. Sfrutta il vento planando fra gli ondoni e sfiorandoli, ci gira intorno da poppa e quando è sufficientemente vicino scopriamo l’arcano. Si tratta di un Albatro. Bellissimo, maestoso. Amici navigatori ci avevano parlato di questi incontri durante gli inverni australi, noi non pensavamo di riuscire a vederne uno. E invece eccolo lì, a girarci intorno e probabilmente a pensare quanto siamo fessi noi umani ad andare per l’oceano appollaiati su una roba galleggiante senza manco avere le ali per sfuggire alle onde.
 
La notte lasciamo a poppa la punta più settentrionale della Nuova Zelanda: arrivederci cari Kiwi, a presto.
 

Giorno 3 – 12 Giugno

Posizione: 32°36,708 S; 173°04,395 E
Vento S-SW 12kt
SOG 7,6 kt
Navigazione a vela
Cielo sereno, temperatura dell’aria 18,4°, temperatura dell’acqua 18°
 
La brezza da NW muore e arriva il vento da W-SW come previsto. Spegniamo il motore e riusciamo ad andare a vela facendo una buona velocità sui 7 nodi. Poi, così all’improvviso, ci arriva una botta inspiegabile di SW a 35kt che ci dà un potente calcio nel sedere, ma che ci lascia un tantino basiti. Il tutto dura 2 ore, poi sto ventazzo scompare e si attesta sui 12kt lasciandosi dietro mare grosso e confuso. Nel pomeriggio il SW fresco e teso arriva e rimane stabile sui 18-20kt. Viaggiamo davvero bene, 8kt di COG (velocità misurata al GPS) quasi fissi. Poggiamo un po’ per la notte e, giusto per evitare sorprese, manteniamo la seconda mano alla randa presa in occasione della sberla da 35kt.
 

E facciamo bene visto che in tarda serata il SW si intensifica attestandosi sui 22-25kt. Ma non è tanto quello, piuttosto i numerosi e violenti squall – groppi, temporali, chiamateli come volete – che cominciano a presentarsi sempre più frequentemente: passiamo da 22kt a 33kt in scioltezza. Si prevede una nottata movimentata. Vai di zuppa alla zucca, sperando di non spalmarla sui cuscini del salone.

 Giorno 4 – 13 Giugno
 
Posizione: 28°39,637 S; 173°05,630 E
Vento SW 22kt – raffiche 30kt
SOG 8kt
Navigazione a vela
Mare agitato, cielo parzialmente nuvoloso, passaggio di numerosi e violenti groppi.
511nm to go to Vanuatu.
 
Notte agitata, poggiamo e ci portiamo un poco fuori rotta per rendere la navigazione più confortevole. Stufi delle variazioni di vento così assurde, piazziamo sempre le due mani alla randa, avvolgiamo il genoa per metà circa e ci rintaniamo sottocoperta.
 
Durante l’aggiornamento del Diario di Bordo notiamo che Y2K ha brindato sul suo log 25.000 miglia percorse. Il log è come il contachilometri sulle auto. Quasi 50.000 chilometri, tantissimi.
 
Ale si droga con la famosissima Biodramina (pasticca spagnola per il mal di mare con caffeina) salita agli onori delle cronache durante i prime tre giorni di traversata atlantica. Cercata a lungo e disperatamente durante il nostro periodo di permanenza in Italia a Marzo, trovata per miracolo in vendita presso una farmacia online spagnola (unico paese al mondo in cui queste pastiglie sono disponibili in questa forma) disposta a spedizioni all’interno dell’area UE. Prese 5 scatole.
 
Ad un certo punto il mare è davvero assurdo: vabbè che c’è vento forte, ma qui siamo su altri livelli. Le onde sono troppo alte, frangono, sono corte, piene di crestoni spumeggianti, arrivano da tutte le parti. In barca è come essere in una lavatrice. Gatta ci cova: un campanellino ci trilla nel cervello, recuperiamo le carte nautiche di carta… edeccallà. Enorme catena montuosa sottomarina “Three Kings Ridge” che si estende in questa zona da Nord a Sud con picchi che si innalzano dal fondo del Pacifico, a 2mila metri circa, fino a 350 metri al di sotto della superficie dell’oceano! ESTIKAZZI DIREMMO!!! Il moto ondoso dell’oceano si scontra con queste enormità e fa un casino inaudito. Con il fatto che siamo poggiati rispetto alla rotta ideale, ci stiamo facendo belli precisi tutta la catena montuosa, tutta quanta! Prendiamo un paio di waypoint come punti di riferimento per il ritorno. E ci mancavano le montagne!
 
La giornata termina come è iniziata: ventone, ondoni grossi e corti, groppi e piovaschi che si susseguono uno dopo l’altro. Rimaniamo sempre poggiati e sempre fuori rotta, francamente chissene. Si cena con il pollo e il riso basmati.
 

CONTINUA…

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