St. Barth e Sint Marteen/Saint Martin

Lasciamo Barbuda il 24 Febbraio, volgiamo la prua verso St. Barth, sono circa 60 miglia fino a Goustavia, la cittadina principale dell’isola, ci svegliamo presto in modo da non arrivare nella baia troppo tardi. Abbiamo un SE sui 16 kt che a volte si indebolisce, a volte si intensifica in raffiche fino a 20 kt. Issiamo l’ancora, ci muoviamo lentamente a motore, l’incredibile spiaggia bianca di Barbuda ci sfila a sinistra, il mare turchese ci accompagna fino a raggiungere le acque libere da reef e bassi fondali, qui assume il colore blu cobalto dell’oceano.
 
Apriamo la randa con una mano e tangoniamo il genoa. Ci mettiamo in rotta e guardiamo Barbuda allontanarsi da poppa. Navighiamo bene per le prime venti-trenta miglia, poi il vento comincia a diminuire. C’è mare incrociato a causa di un treno di ondoni da Nord che si scontrano con l’onda provocata dal vento. Y2K rallenta. Continuiamo a vela senza preoccuparcene troppo,ad un certo punto il vento non ci assiste più, 12/13 kit – ci rendiamo conto di essere davvero troppo lenti, rischiamo di arrivare di notte in una baia super affollata. Nostro malgrado accendiamo il motore così da mantenere una media di circa 6 nodi di velocità.
 
Nonostante l’aiutino con il motore, arriviamo a Goustavia all’imbrunire, ci sono tantissime barche, facciamo fatica a trovare un buco per filare l’ancora, alla fine agguantiamo un gavitello che ci sembra però poco adatto alle dimensioni di Y2K. Intanto fa buio. Decidiamo di cambiare boa, lo facciamo in maniera un po’ rocambolesca, Ale ai comandi del tender con tanto di torcia, Max al timone di Y2K, alla fine siamo soddisfatti, ci prepariamo la cena e ce ne filiamo a letto, rimandando al giorno dopo tutte le incombenze burocratiche.
 
Il mattino successivo veniamo svegliati da un gommone – sono quelli che gestiscono i gavitelli – che in maniera piuttosto brusca ci dicono che tutte le boe sono private e che ce ne dobbiamo andare. Ok capiamo, siamo arrivati la sera tardi,  possiamo pagare il gavitello per qualche giorno. Negativo, ci mandano via. Molliamo la boa e dopo qualche giro, non senza difficoltà, troviamo un buco per miracolo e filiamo l’ancora. Il mare incrociato rende la baia molto “rollante”, non abbiamo mai ballato così tanto come in questo ancoraggio !
 
Messa in sicurezza Y2K, ce ne andiamo a terra con il dinghy per fare le pratiche di entrata. St. Barth è un territorio francese di oltremare, l’ingresso si fa compilando il consueto form online presso la Gendarmerie. L’isola è anche una destinazione molto ambita dai VIP di tutto il mondo, è graziosa, pulita, ben tenuta, ma cara come il FUOCO ! L’unico luogo nei Caraibi del nord in cui è possibile trovare negozi Prada, Etro, Louis Vuitton, Tiffany, Cartier uno in fila all’altro sul lungomare. Tutto costa il quadruplo. Una delle rare isole in cui si paga – e non poco – per lo spazio occupato in baia, ormeggiati sulla propria ancora. Per tre notti paghiamo circa 40 euro, cifra che include le tasse doganali + tasse di ancoraggio.
 
Non abbiamo in programma una sosta lunga a St. Barth, quindi ne approfittiamo per immergerci e ammirare uno dei fondali più belli delle Antille Francesi. L’isola è un parco naturale e offre davvero molto. Durante una di queste nostre escursioni, mentre facciamo snorkeling intorno ai grandi scogli che delimitano la baia di Goustavia, ci imbattiamo in uno splendido esemplare di squalo nutrice. Nuota placidamente sul fondo, zig-zagando fra i coralli, ci ignora e noi possiamo riprenderlo con tutta tranquillità con la nostra go-pro
 
Squalo Nutrice - St. Barth
 
Siamo stufissimi della risacca provocata dalle onde che entrano nella baia, non ne possiamo più di dondolare (pagando) e decidiamo di andarcene a Saint Martin (o Sint Marteen, dipende da che parte dell’isola ci si trova Smile ). Facciamo l’uscita da St. Barth e dirigiamo su Simpson Bay.
 
C’ è poco vento, ma è una bella giornata e ci godiamo la lenta navigazione verso l’isola. Sono circa 30 miglia e arriviamo a Simpson Bay dopo l’ora di pranzo. Troviamo un bel posto sulla destra della grande baia, davanti ad alcuni hotel. Facciamo le pratiche di entrata nella parte Olandese di St. Martin e scorrazziamo all’interno della Simpson Bay Lagoon con il dinghy, visitando i diversi ship chandler presenti con i loro grandi negozi: Budget Marine e Island Water World ci riforniscono di ricambi e accessori. Purtroppo i prezzi non sono poi così convenienti per un’isola che vanta di essere tutta un enorme duty free. Forse una volta, adesso St. Martin è cara quanto le BVI. Probabilmente incidono  i costi del trasporto, lo stesso articolo in Europa o in USA lo si può trovare, in alcuni casi, a meno della metà del prezzo esposto qui.
 
Le nostre vele sono arrivate alla fine della loro vita, non ne hanno più. Sia randa che genoa sono delaminate in vari punti e hanno la consistenza della carta velina. Avevamo già contattato in precedenza la Doyle e a fronte di un preventivo molto favorevole ed alla loro presenza sul posto, abbiamo dato loro la “luce verde” per un nuovo gioco di vele. Approfittando della nostra sosta a St. Martin, il velaio, Bob, fa una capatina dalle B.V.I. per verificare tutte le misure e assicurarsi che tutto venga preparato a dovere. Il prossimo appuntamento sarà a Tortola per l’installazione finale. Molto, molto, molto professionali.
 
Scopriamo che nel giro di qualche giorno inizia la settimana della Heineken Regatta, un evento importantissimo che porta migliaia di turisti sull’isola. La baia si riempie di imbarcazioni fino all’inverosimile, tutte pronte all’ormeggio selvaggio, cioè “butto l’ancora dove capita basta che ci sia un buco anche se sotto ce la tua e se siamo troppo vicini tiro fuori i parabordi”. Ne abbiamo abbastanza, facciamo le pratiche di uscita e ce ne filiamo velocemente a Marigot Bay, nella parte francese. Scopriamo durante il clear-out che anche nella parte Olandese di questa isola, si paga per stare sulla propria ancora.
 
A Marigot si respira un’aria più rilassata e filiamo l’ancora nelle acque trasparenti, accanto alla diga esterna del marina di Fort Louis. Facciamo l’entrata in Francia secondo la usuale procedura, poi ne approfittiamo, data l’acqua così pulita e trasparente, per ripulire un po’ la nostra carena dalla vegetazione e da qualche intraprendente dente di cane che prova ad attaccarsi alla coppercoat.
 
Barracuda - Marigot - St. Martin
 
Non siamo soli: durante tutto il tempo passato a spazzolare la carena con spazzola e raschietto ci rendiamo conto di essere attentamente sorvegliati da un curioso barracuda di quasi un paio di metri ! Il nostro amico nuota in cerchio attorno a Y2K, osserva, si avvicina quando siamo distratti, si allontana quando ci giriamo direttamente verso di lui. Insomma, è un bel tipetto e, nonostante questi predatori non siano soliti attaccare l’uomo, lo teniamo sotto controllo e a distanza di sicurezza.
 
Facciamo anche una capatina a Tintamarre, un isolotto con una spiaggia di sabbia dorata e acqua turchese situato nella parte orientale di St. Martin. C’è un’onda di risacca molto formata, non possiamo atterrare in spiaggia con il dinghy perché è troppo pericoloso, ce ne andiamo a nuoto Smile
 
St. Martin Map
 
Tintamarre - St. Martin
 
Trascorriamo una bellissima giornata crogiolandoci al sole e giocando con gli ondoni gonfi che si riversano sulla spiaggia. La sera ce ne torniamo a Marigot Bay e dal nostro amico Barracuda che ritroviamo esattamente dove lo avevamo lasciato Smile
 
Prenotiamo 10 giorni al marina Port La Royale. E’ un piccolo marina situato nella parte Nord di Simpson Bay Lagoon, molto riparato. Qui lasceremo Y2K una settimana per tornare in Italia a sbrigare alcune incombenze amministrative e burocratiche, incluso il rinnovo di entrambe le patenti di guida.
 
Il 25 Marzo issiamo l’ancora, aspettiamo l’apertura del ponte di Sandy Ground e ormeggiamo al marina. La nostra poppa è letteralmente a due passi da un bar/ristorante, perché quindi non godersi un bell’aperitivo on the rock ammirando Y2K ? Open-mouthed smile
 
Y2K Marine La Royale - St. Martin
 
Una simpatica iguana di mare sembra voler unirsi a noi per un drink. Adocchia la scaletta dei nostri vicini di barca e con molta flemma comincia ad arrampicarsi. Una volta fuori dall’acqua, pare gradire molto il caldo sole del caribe sulla sua pellaccia da dinosauro e si immobilizza in perfetto equilibrio fra un gradino e l’altro.
 
Iguana La Royale
 
Di tanto in tanto ci lancia un’occhiata, ma rimane lì, ferma, sulla scaletta di acciaio. Ce ne torniamo a bordo di Y2K che è ancora lì a prendersi gli ultimi raggi di sole Smile
 
Il giorno successivo prepariamo la barca in modo che sia tutto a posto durante la nostra assenza. Il volo Air France ci aspetta con partenza come di consueto nel pomeriggio. Ciao Y2K, fai la brava. Noi si vola verso la fresca primavera europea.
 
***
Potete trovare maggiori informazioni riguardo all’area di Saint Martin/Sint Marteen sul nostro vecchio sito web QUI.
 
Le carte sono state ‘catturate’ dal sito Navionics.

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